Anita è Malesiana, ha due figli ed insegna scienze sportive all’università,ma soprattutto Anita è una motociclista.
Viaggia sola, ha alle spalle molti lunghi viaggi e un “quasi” giro del mondo che le hanno dato modo di esplorare più di 54 Paesi sempre in sella alla sua fedele Yamaha FZ150.
La conosciamo a Milano durante Eicma dove è stata invitata da Givi per il 40° dell’azienda.
Mi aspetto una donna forzuta dal fare “duro” e invece ci viene incontro una minuta e normalissima signora di 50 anni, senza nessuna preparazione fisica o con conoscenze meccaniche come ci racconterà in seguito.
Ma bastano pochi secondi per cogliere la vera forza di Anita: un energia ed una positività che per certo, possono fare più di qualunque conoscenza.
Chiacchierando con Anita
La curiosità è tanta, e anche se abbiamo già letto molto la prima domanda è quasi d’obbligo:
Perché una donna dalla vita apparentemente tranquilla decide un bel giorno di mollare tutto, diventare una motociclista e viaggiare per il mondo in lungo e in largo?
“ Il mio matrimonio era in crisi ed avevo voglia di fare qualcosa di pazzesco ma senza sapere ancora cosa. Un giorno un amico mi racconta quanto sia bello il Kurdistan ma che per visitarlo bene serve una motocicletta, per quanto sono scarsi i servizi pubblici e malmesse le strade. Decido così, a più di 45 anni di imparare a guidare e prendo la patente della moto ( “fin qui nulla di strano in questo” penso io, abituata a vedere le allieve della scuola moto Donneinsella spesso nella stessa fascia d’età di Anita).
Quel che è speciale è la semplicità con cui questa donna abbia in seguito deciso di vivere le sue grandi avventure da motociclista.
“ Da subito ho sentito la voglia di esplorare e spingere l’asticella dei miei limiti sempre più in là. Il mio primo viaggio poco dopo aver preso la patente, da casa fino alla capitale malesiana, è durato sei giorni. 500 km circa a/r in quell’angolo di Malesya che affaccia sullo stretto di Malacca da Ipoh a Kuala Lumpur, ”.
Un primo test per capirsi e rendersi conto che la sua vita oramai aveva preso una direzione e non poteva più tornare indietro.
Seguirono Thailandia, Laos, Vietnam e Cambogia percorsi in quaranta giorni e poi ancora l’avventura nel 2012 negli Stan Countries (ovvero i Paesi come Pakistan, Uzbekistan, Kazakhstan, Turkmenistan che finiscono per stan ).
Proprio con quest’ultima esperienza nasce la collaborazione con Givi che deciderà di sponsorizzare Anita nel suo più grande progetto: il giro del mondo.
Un anno di preparativi per un anno di viaggio
Nel 2014 decide di cominciare a prepararsi e lo fa studiando molto, leggendo e chiedendo consiglio a chi aveva già fatto esperienze simili alla sua. Un anno per decidere l’itinerario e pensarlo al contrario ovvero spedendo la moto a Seattle, Washington negli Stati Uniti e tornando in dietro anche per seguire le stagioni e non incontrare brutto tempo.
30 Paesi e 4 Continenti – America, Sud America, Europa, Asia – per raggiungere un ambizioso obiettivo: entrare nel Libro dei Primati della Malesia come la prima donna ad aver percorso il giro del mondo in solitaria sulla moto.
Hai mai pensato di mollare tutto e tornare indietro?
“Sì soprattutto all’inizio, mi ero ammalata e continuava a piovere da giorni ininterrottamente. Non sentivo più le dita (come la capisco!) ma sentivo di non poter tornare indietro anche per il mio Paese e per tutte le persone che credevano in me”.
Hai un posto che ti è piaciuto più degli altri?
Mi sono innamorata del Sud America dove il paesaggio cambia continuamente. Non ho mai visto un cielo blu come in Ecuador , o dei colori vivi come in Colombia o in Perù e in Bolivia.
Una donna che viaggia sola. Hai mai avuto problemi?
“Ho una particolare sensibilità nel capire a chi posso chiedere aiuto e non ho mai guidato di notte.Quando mi accampavo con la tenda cercavo sempre posti isolati e lontani dalla strada di modo da non poter essere vista da nessuno. Inoltre, siccome non riesco a tirarmi su la moto da sola e non sono in grado di riparare eventuali danni, ho sempre cercato di non guidare fuori strada a meno che non fosse strettamente necessario”.
Quali i momenti più speciali del viaggio?
“Sono Mussulmana e prego molto. Non so come spiegarlo ma la “specialità” la sentivo nel sentirmi protetta e aiutata. Per esempio ma ogni volta che mi cadeva la moto in pochi minuti passava sempre qualcuno a soccorrermi, anche nei posti più remoti. In Alaska invece una notte, mentre dormivo in tenda sulla riva di un fiume, sentii chiaramente un orso che si trovava nelle vicinanze. Ero terrorizzata, non capendo peraltro se l’orso fosse su questa o sull’altra sponda. Rimasi pietrificata a pregare dentro la tenda. Cominciò a piovere molto forte e l’orso se ne andò”.
A parte questo uno dei momenti più indimenticabili, senz’altro è stato quando, sulla via del rientro, Givi Malesia organizzò la partecipazione di 150 motociclisti che mi accolsero al confine tra la Thailandia e la Malesia e mi scortarono fino a casa!
Come organizzare il bagaglio per un anno di viaggio?
“Prima di tutto computer e cell oltre a telecamere e tutto ciò che può servire per rimane connessi. Anche il treppiedi diventa di fondamentale importanza quando si viaggia soli!
Poi pochi vestiti che lavavo, indumenti per estate ed inverno, pochi soldi. La tua moto diventa la tua casa.
Quanto hai speso?
Ho viaggiato davvero low cost, ma a volte ci sono state spese extra che mi hanno messo in difficoltà. Per esempio in Centro America solo per entrare nei vari Paesi è richiesta una tassa ed io non lo sapevo! Solo per entrare in Messico ci vogliono 100 dollari. Alla fine ho speso in tutto circa 26.000 USD (decisamente poco tutto considerato).
E poi una volta a casa?
A casa ero diventata famosa nel frattempo! Così ho riposato un solo giorno e poi subito in giro per la Malesia ospite di radio e programmi tv.
E adesso?
Ad oggi la mia Yamaha è in viaggio per l’Africa dove trascorrerò 5 Settimane attraverso 5 Stati del Sud Africa.
Una volta a casa comincerò la pianificazione del prossimo giro del mondo. Non so, vorrei star via almeno cinque anni!!!