HARDALPITOUR SANREMO-SESTRIERE 2021: UNA FOLLIA ELETTRIZZANTE

Se partecipare alla HARDALPITOUR è da folli, farlo in sella a due moto elettriche è proprio da manicomio.

Continuo a chiedermi se il suo ideatore, Corrado Capra, abbia avuto questa idea geniale in preda ai fumi dell’alcol, sotto effetto di stupefacenti o con cognizione di causa. Fatto sta che, con quella appena conclusa, ha festeggiato la 13° edizione e ha trovato 470 partecipanti più matti di lui, disposti a guidare per ore interminabili su percorsi misti che vanno dall’asfalto alla pietraia assassina, senza dormire né lavarsi, mangiando chili di polvere e provando ad evitare di cadere nei burroni. E per ore interminabili intendo che per due giorni di fila non ci si ferma e si guida anche di notte! La cosa ancora più incredibile è che i piloti arrivano anche da molto lontano e in sella alle proprie moto. La HAT è infatti diventata un evento di fama internazionale, tanto che nel 2021 la presenza di stranieri è stata del 70% con orde di vichinghi che hanno invaso Sanremo per partire alla scoperta della nostre meravigliosi alpi.

Ma cos’è la HAT? E’ un viaggio di due giorni su percorsi di montagna principalmente sterrati, con navigazione su tracce gps fornite dall’organizzazione. I team sono in genere di 3 piloti e le moto devono avere un peso superiore ai 150 chili. Non si tratta di una gara a cronometro ma di una vera avventura e prova di resistenza. Quest’anno la manifestazione si è svolta dal 3 al 5 settembre con partenza da Sanremo e arrivo a Sestriere e prevedeva la possibilità di iscriversi a 4 diverse categorie in base alla difficoltà: Extreme, Classic, Discovery e Vintage.

Inutile dire che i piloti da camicia di forza (ben 120 individui poco raccomandabili) si sono lanciati nella Extreme: 900 km, 42 ore di viaggio, partenza il venerdì notte e arrivo la domenica pomeriggio. Previsti punti di ristoro e la possibilità di riposare confortevolmente all’addiaccio onde evitare la tentazione di bruciare la moto, farsi venire a prendere in elicottero e farsi portare nel primo hotel 4 stelle.

I casi clinici forse recuperabili -tra cui la sottoscritta- hanno optato per la Classic: 550 km, 24 ore di guida, partenza il sabato mattina e arrivo la domenica pomeriggio. Il tutto sempre allietato dai punti di ristoro e dai comodissimi prati alpini per riposare le membra.

Il mondo poi è bello perché esistono anche le persone sane di mente, quelle della Discovery, che hanno voglia di avventura e di fare fatica, ma dormono in hotel a metà percorso tagliando alcune tappe. Partono e arrivano insieme alla Classic, ma saggiamente evitano di guidare la notte sulle pietraie e sui cigli dei burroni, cenano, fanno quattro chiacchiere, si lavano, dormono al calduccio e ripartono col sole. Loro hanno capito tutto!

Ultima categoria è la Vintage per moto immatricolate prima del 1984, partenza il sabato mattina da Sestriere e arrivo il sabato sera a Cuneo. Non ho avuto modo di confrontarmi con questi piloti, ma immagino siano brave persone.

Il nostro team è composto da Terry la Terribile (Maria Teresa Belgiovine) e dalla sottoscritta in veste di pilotesse ufficiali in sella a due bellissime Zero FX elettriche e da tanti angeli custodi, senza i quali non avremmo potuto portare  a termine questa avventura: Paolo, grande amico e mente ideatrice di questa pazzia elettrica, i due Mattei, egregi navigatori e reporter, che in sella alle loro moto ci hanno accompagnate per documentare l’impresa epica, e lo staff della Motorgreen di Grugliasco, concessionaria di Zero Motocycles USA, che correndo su e giù per i monti in furgone ci ha “ricaricate” in ogni senso. Perché se è vero che le FX sono perfettamente a loro agio sui percorsi della HAT, è altrettanto vero che non hanno l’autonomia per finirla in 24 ore…ma dato che non ci ferma nessuno, noi abbiamo trovato la soluzione e ci siamo portati ben 4 moto, rendendo la nostra HAT una corsa contro il tempo ed una caccia al tesoro perché la disponibilità delle colonnine di ricarica è ancora limitata sul territorio. E qui dai casi clinici forse recuperabili svettiamo in testa alla classifica delle camicie di forza.

Quando si partecipa alla HAT, bisogna mettere in preventivo una certa perdita di equilibrio: non tanto quello fisico, che è sempre buona norma mantenere quando si salta sulle rocce a fianco di un precipizio, quanto quello mentale. Nei giorni prima, infatti, il pensiero costante è “Perché lo faccio?”, “Ma mi sono davvero rimbecillita alla mia età?”, “Sopravvivrò?”, “Faccio testamento o porta sfiga?” e i dubbi ti attanagliano fino a quel magico momento in cui sali sulla pedana della partenza a Sanremo e dai “elettricità”. Questo per quanto mi riguarda perché Terry la Terribile, abituata a correre nel campionato italiano di enduro e nel motorally, era tutta gasata e avrebbe voluto fare la Extreme. Lei è ovviamente prima in classifica tra le camicie sopra citate.

La nostra HAT prende il via alle 10.30 di sabato: c’è il sole, la temperatura perfetta, noi siamo fresche, pulite e abbiamo tanta voglia di goderci la strada. Lasciamo subito il mare e cominciamo a salire nell’entroterra ligure verso Baiardo su stradine secondarie che sono un susseguirsi di tornanti, dove le Zero FX si rivelano subito delle moto facilissime, agili e potenti. E che meraviglia salire in silenzio, tanto da riuscire a parlarci da una moto all’altra come fossimo in bici. Ma non siamo qui per rilassarci e infatti ecco che ci buttiamo nel primo tratto di fuoristrada. Togliamo l’abs, testiamo i freni e prendiamo le misure con la guida in off, dove la sensazione di facilità è più che confermata. Bene, possiamo iniziare a fare sul serio e dire addio a freschezza e pulizia. La guida è divertente e i percorsi bellissimi con alcuni tratti pietrosi più impegnativi, dove cominciano a vedersi le prime cadute e i primi copertoni squarciati. Una pausa ci vuole a questo punto e a Pigna raggiungiamo il primo ristoro con succulenti manicaretti tipici. Entrando in paese capisco perché così tanti stranieri vengono a fare la HAT: in questi borghi antichi con i vicoletti e gli archi in pietra il tempo si è fermato e nell’aria si respira una magia che noi italiani diamo sovente per scontata. Ma c’è un ma: il caffè non è contemplato nel menu. Capisco il vino onde evitare di ubriacare 470 motociclisti già poco sani di mente, ma il caffè è una questione di vita o di morte! 

Rifocillate ma senza caffeina in corpo ripartiamo alla volta della Via del Sale. Io e Terry la conosciamo bene perché, vivendo in Piemonte, l’abbiamo fatta decine di volte, ma la bellezza di questi luoghi è così grande che non ci stancheremo mai di tornarci. E poi questa è la prima volta con una moto elettrica, la prima volta che ci sentiamo in armonia con la natura che ci circonda senza creare disturbo. Un sogno vero e proprio perché la realtà è che i vichinghi dalle gambe lunghe fanno un casino bestiale con i loro scarichi after market. La pietra smossa è la costante di questa tappa e le Zero FX se la cavano come due gazzelle nella savana. Inoltre, non dovendo usare cambio e frizione -che proprio non esistono su questa moto- la guida è relativamente riposante. Resta la sensazione di avere dei chihuahua che ti rosicchiano i quadricipiti, ma perché sulle pietre è imperativo guidare in piedi. Fortunatamente ci attende un altro ristoro con vista impareggiabile sulle montagne.

Proseguiamo alla volta di Nava e, dopo un tratto di asfalto che ci porta al Colle, imbocchiamo un sentiero abbastanza tecnico e divertentissimo che ci porta alle pale eoliche di Prale: dobbiamo stare attente a non esagerare con l’acceleratore perché le FX sono potenti, amano i traversi e noi siamo in botta di adrenalina. Così in botta che abbiamo ciucciato tutta la batteria. Pausa tecnica nei pressi di Ormea e si riparte verso il Colle Casotto. Il sole sta per tramontare e sappiamo che ci attende una lunga nottata. Ed eccoci al primo tratto off da affrontare quasi al buio: mentre il sole muore lentamente, noi cerchiamo di sopravvivere alle pietraie in discesa verso Frabosa Soprana, dove è previsto un altro ristoro. La pietra è tanta, smossa, i tornanti stretti e la guida impegnativa ma ce la caviamo. Con i nostri tempi di ricarica siamo però in ritardo sulla tabella di marcia e da Frabosa facciamo la strada più diretta per Boves, dove ci attende la cena. L’arrivo è molto emozionante perché la piazza è gremita dai piloti di tutte le categorie, che si ritrovano qui per mangiare. E si chiacchiera, ci si confronta, si fa la conta dei feriti, delle forature e dei pezzi rotti, parti del corpo incluse. E’ tardi, sabato sta per terminare.

Ricaricate, partiamo per la tappa successiva che è già domenica e il buio della notte profondo. Ci attende un bel tratto di fuoristrada verso il Santuario di Valmala, con un single track viscido in discesa che è “la fine del mondo”! In mezzo ai boschi, i nostri fari illuminano gli occhietti della fauna locale e sui prati vediamo diversi animali piuttosto grandi che, nelle loro tute da moto, riposano sotto le stelle. La notte rende tutto surreale ed incredibilmente silenzioso e, quando arriviamo al ristoro di Melle, abbiamo voglia di ripartire subito, aiutate da una buona dose di caffè tanto agognato. Sono già le 3 del mattino e non vediamo l’ora di goderci l’alba sul Colle Gilba, ma purtroppo un problema con una colonnina di ricarica ci costringe a fermarci. Di dormire non se parla con tutta sta caffeina e l’unica soluzione è aspettare buttate a terra, al freddo, tremanti e col morale non proprio alle stelle. Dobbiamo purtroppo tagliare alcuni tratti del percorso e l’alba sul Gilba resta il nostro grande rimpianto. Un po’ demotivate, finalmente riusciamo a ripartire e il sole fa capolino. Proviamo a goderci un po’ la strada fino al ristoro di Pomaretto, dove ci torna il sorriso. La stanchezza si fa sentire e la fame è tanta, ma ci riprendiamo mangiando come due cinghiali e facendo quattro chiacchiere con la nostra Miriam Orlandi che non manca di aggiungere la HAT alle sue imprese in giro per il mondo. Solo che lei lo fa su una Suzuki V-Strom 1050 mastodontica, con tutta la nostra ammirazione.

Per la tappa finale ci aspetta la strada dell’Assietta, meta immancabile dai panorami mozzafiato. Penso che chi ha creato queste montagne, l’abbia fatto per noi motociclisti. La guida in off non è difficile, ma i precipizi sono abbastanza impressionanti e qui non si scherza. Bella…bellissima…peccato solo che i fuoristradisti di mezza Europa abbiamo pensato di godersi il weekend proprio sull’Assietta, con un traffico da centro di Milano. Riesco persino a litigare con un ciclista che non mi sente arrivare perché la Zero FX è silenziosissima.

E finalmente alle 15:00 di domenica l’arrivo a Sestriere. Una conquista, una liberazione, la felicità di chi ce l’ha fatta. Come noi, centinaia di motociclisti in preda alla gioia di togliersi le maschere da enduro impolverate e sfoggiare il loro sorriso migliore al traguardo. Gli occhi parlano di fatica e stanchezza, ma luccicano di quella luce che solo chi varca il traguardo della HAT può comprendere. Con tutto il nostro orgoglio, Terry la Terribile ed io guardiamo le nostre Zero FX che ci hanno permesso di portare a termine un’impresa folle, cavandosela alla grande in ogni situazione. Fare la HAT con due moto elettriche è stata la vera sfida nella sfida, un’idea malsana che ha comportato un’organizzazione pazzesca e un team di persone e mezzi a correre senza sosta per i monti. 

Il pensiero torna a Corrado Capra: ancora non mi capacito di come gli sia venuto in mente di creare la Hardalpitour, ma so che gli sono grata per averlo fatto! E ora non ci resta che trovare un’idea ancora più folle per portare a termine la prossima Extreme…

Ringrazio gli sponsor che ci hanno supportato:

over_2000_riders

hatseries

spyoptic

macrideonoptics

zeromotorcycles

zeromotorcyclesitalia

anlasitalia

gopro.it

garminitaly

enduristanitalia

rickfil

nolangroup

insta360

Clara Cavarretta

Clara Cavarretta

TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE

Royal Enfield Riders Club

Miriam con il club di Royal Enfield a spasso in luoghi meravigliosi

Ducati Monster 937

Monster 937: gran motore, tanta elettronica e tanto divertimento!