Appuntamento che nel calendario di Donneinsella trova e conferma il suo spazio ogni anno.

Di presentazioni non ne ha bisogno, del resto l’Agnellotreffen, con la sua settima edizione, è diventato un appuntamento più che consolidato nel calendario motociclistico di appassionati, che alle due ruote non sanno proprio rinunciare, nemmeno quando le temperature vanno di diversi gradi sotto lo zero.

Per questo 2020 mi sono avventurata a Pontechianale (ormai sono un’habitue di questo evento) già il venerdì, mentre Elena, al suo primo Agnellotreffen, mi ha raggiunta il sabato pomeriggio.

Quest’anno quindi ho lasciato la parola a lei, per descrivere e raccontare con occhi nuovi, quello che l’organizzazione di Motor Bike Experience ogni anno mette in piedi per creare l’evento invernale più alto d’Italia, evento che accoglie protagonisti sulle due ruote da ogni parte d’Europa e con ogni mezzo possibile.

Ecco le parole di Elena!

È da tempo che questo raduno mi stuzzica. Il raduno invernale più alto d’Italia, e quest’anno ho la possibilità e soprattutto la moto adatta per partecipare alla sua settima edizione. La mia F650 GS del 2005 mi accompagnerà in questa avventura, essendo già attrezzata per l’inverno. Usandola tutti i giorni per andare al lavoro, ha ogni accorgimento che mi permette di viaggiare comodamente senza patire troppo freddo: pneumatici M+S leggermente tassellati, coperta sulle gambe, paramani imbottiti, manopole riscaldate e cupolino maggiorato. Il clima dell’Altopiano di Asiago non è propriamente tra i più caldi e sarà proprio da qua che partirò.

Orario fissato per la partenza: sabato mattina 8.30, mi attendono quasi 500km di viaggio.

Il tempo è uggioso e le strade sono umide, al limite del ghiaccio. Scendo da Lusiana, Breganze e a Dueville imbocco l’autostrada A31 Valdastico. Purtroppo, allo svincolo della A4, inizia a piovere. Del resto, il meteo non era dei migliori: era solo questione di tempo prima che l’acqua iniziasse a scendere. Le temperature non sono rigide ma l’umidità entra nelle ossa trasmettendo un po’ di freddo. La pioggia, con qualche breve interruzione, sarà la mia compagna principale fino ad Alessandria oltre a due motociclisti trevigiani incontrati casualmente ad un autogrill vicino a Cremona. La voglia da raggiungere Pontechianale è tantissima, quindi stringo i denti e continuo incessantemente il mio viaggio.

Ma come ogni avventura che si rispetti, doveva pur capitare qualche imprevisto, no?

Quindi, poco prima di arrivare ad Alessandria perdo una pedana! Quella di destra! Fortunatamente l’attacco rimasto è piuttosto largo, ciò mi permette di appoggiare un po’ il piede, consentendomi di completare comunque tutto il viaggio senza particolari difficoltà. Proseguo ancora e noto che fa poca luce la mia moto; mi fermo e …Sorpresa! Anche l’anabbagliante si è bruciato! Fortunatamente guasti di piccola entità che sistemerò al rientro, ma che non smorzano assolutamente l’entusiasmo.

Senza altri intoppi esco ad Asti Est / Cuneo e per quasi due ore percorro le statali attraversando Savigliano, Costigliole, Casteldelfino e finalmente arrivo a Pontechianale.

Ahimè il tempo uggioso non rende omaggio al paesaggio e arrivati al raduno veniamo accolti da moto e personaggi eclettici, come in ogni raduno invernale che si rispetti. Le rive del lago artificiale e la piazza di Pontechianale brulicano di persone e moto; è un viavai di chi va a prendere una fascina di legna e di chi si carica in spalla una balla di paglia da mettere sotto la tenda, per isolare dal freddo del terreno ricoperto da 40cm buoni di neve e ghiaccio.

Tutti sono indaffarati a rendere il proprio accampamento il più accogliente e funzionale possibile.

I raduni invernali hanno il loro suggestivo fascino, che bisogna provare almeno una volta nella vita, per capire le emozioni e il senso di unità che essi creano tra le persone più disparate e provenienti veramente da ovunque.

Ognuno di essi con il proprio bagaglio di esperienze e avventura da raccontare attorno al calore di un focolare, con un piatto caldo in mano cotto per l’intera giornata sul fuoco crepitante.

 L’Agnellotreffen, nonostante sia appena al suo settimo anno, non si discosta dai “treffen storici”, grazie al gran lavoro organizzativo di MBE e del suo team, anzi mantiene appieno tutte le caratteristiche; i suoi personaggi folcloristici, la calda atmosfera che si respira nonostante il freddo pungente, i racconti, le esperienze e le avventure che si intrecciano con le fiamme dei numerosi fuochi.

Anni addietro ho partecipato a vari raduni invernali tra cui il Winter Bikers di Faenza e l’Elefantreffen e l’Agnello devo dire che mi è piaciuto molto per la sua genuinità.  Ogni avamposto è un mondo da scoprire e al calare della luce il fumo degli accampamenti crea un’atmosfera quasi surreale, tra pentoloni con minestroni, fagiolate, vin brulè, ognuno pronto a condividere un pezzo di formaggio e un bicchiere di vino con chiunque si fermi anche solo per curiosità, per poi far festa fino notte inoltrata.

La domenica mattina al nostro risveglio, un lieve nevischio scendeva silenzioso dal cielo, fortunatamente non era una forte precipitazione, ma giusto qualche fiocchetto per creare un po’ di atmosfera e nessun impedimento. Smontiamo l’accampamento, carichiamo le moto e siamo pronti per il rientro. Sfortunatamente la partenza è stata un po’ a singhiozzo; la moto di Sofia, un vecchio Kawasaki KLR 250, decide di non collaborare, costringendola poi ad un rientro su 4 ruote.

Io non posso restare troppo a lungo, dato il lungo viaggio che mi si prospetta e letteralmente sollecitata dalla mia socia Sofia, parto. Resta comunque in buone mani con il suo compagno.

Il cielo è limpido e infatti le temperature sono gradevoli; il lungo viaggio si riempie di momenti appena passati, e sotto al casco ripenso ai volti che da anni non vedevo ed ho ritrovato e a quelli nuovi a cui, con gran fatica e con scarso successo, cerco di associare i nomi.

Torno a casa con un bagaglio più ricco di emozioni ed esperienze che non vedo l’ora di ritrovare.

Elena Celada e Sofia Avondo

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