Scrambler 1100 Sport PRO: anima racing

TESTER

La teoria evoluzionistica darwiniana calza a pennello (anche se tirata in ballo inopportunamente) per definire come la selezione naturale, l’adattamento all’ambiente e la lotta per la sopravvivenza abbiano dato vita alla nuova nata in casa Scrambler. Perdonate l’ironia con cui mi appresto ad affrontare l’argomento, ma davvero ho avuto l’impressione che le Scrambler si siano particolarmente evolute (quasi più del genere umano) fino ad arrivare ai giorni nostri.

Se fino ad un paio d’anni fa pensavate che fossero moto da esibire al Bar del Paese, evidentemente non c’eravate ancora saliti in sella: la loro peculiarità è quella di essere moto “facili”, accessibili ad un ampio spettro di utenti: neofiti, uomini barbuti con la camicia a quadri, gentlemen con le mollette nei pantaloni, donne con la passione per le bicilindriche… Scherzi a parte, parlo di moto davvero adatte a tutti, che trasmettono un immediato feeling di guida, ma che facevano storcere il naso ai più esigenti in termini di prestazioni.

E fu così che mamma Scrambler decise che era ora di aggiungere una figlioccia aggressiva, che piacesse agli strofina saponette, ma che mantenesse lo spirito di famiglia per ampliare la specie e creare l’anello di congiunzione tra la Cafè Racer e la naked cazzuta!

Bibidibobidibù… ed ecco che compare la Scrambler 1100 Sport PRO! Estetica muscolosa, faro anteriore con la crociera che richiama la X dei fuoristradisti, specchietti stilosi al manubrio e sospensioni Öhlins. Come? Si, Öhlins.  Eh, si, non si sono risparmiati a questo giro: forcella a steli rovesciati da 45 mm di diametro e  ammortizzatore posteriore regolabile nel precarico della molla e in estensione.

Attenzione a tutti gli smanettoni: potreste essere sorpassati da uno scramblerista con il ginocchio per terra che guida una sportiva travestita da moto da bar. Un po’ come uscire con il vostro vicino di casa e scoprire che dietro agli occhiali doppio spessore da Clark Kent si cela quel fustacchione di Superman.

Bando alle ciance, potete leggere ovunque prove di tester sicuramente con molta più esperienza di me, quindi voglio solo raccontarvi a modo mio quello che ho provato guidando questa Sport PRO, le emozioni che mi ha trasmesso e il gusto nel percorrere la Statale della Futa con una moto intuitiva, ma dotata di grande carattere.

ESTETICA. So che il giudizio estetico è soggettivo, ma io la trovo davvero affascinante. L’ultima moda in termini di grafica è scrivere la cilindrata sul serbatoio e quindi trovate un bell’adesivo 1100 lucido su vernice opaca, giusto per far sapere in giro che guidate una grossa cilindrata: non che vi scambino per una che va a spasso. Inoltre, sempre per passare inosservati, in contrasto con la moto che veste il total black, una bella forcella con foderi dorati e mono con la molla gialla, entrambi Öhlins. Ossia: posso indossare anche un tubino nero adatto a tutte le occasioni, ma ai piedi porto un paio di Manolo Blahnik che “Chiara Ferragni spostati che devo sfilare anche io!”

MOTORE. Bicilindrico a L, distribuzione Desmodromica 2 valvole per cilindro, raffreddamento ad aria. Che in pratica vuol dire: ho 85 cavalli, una coppia corposa, sono old style, ma faccio la mia porca figura. Non è il massimo dell’innovazione, ma io ad esempio non farei tante storie se mi proponessero di uscire con quel datato di Brad Pitt… Se come me vi collocate nella fascia dell’utente medio, che di 160 cv alla ruota non sa se darne un po’ in beneficenza e un po’ lasciarli al pascolo perchè tutti insieme non sapete dove metterli, vi assicuro che quelli in dotazione sono più che sufficienti per farvi divertire alla grande. E poi se vi piace smanettare con l’elettronica potete fare come me e pigiare tutti i pulsanti che trovate sul manubrio finché non trovate il selettore delle mappature: se vi svegliate un po’ stanchi, potete selezionare il riding mode City, che vi condurrà al lavoro senza destarvi dal torpore in modo da non percepire il traffico impazzito, i semafori che diventano rossi due secondi prima che arriviate all’incrocio e i clacson strillanti che sveglierebbero anche la nonna di Cappuccetto Rosso che era così rincoglionita da non riconoscere il lupo che si era spacciato per sua nipote, prima di mangiarsela. Le modalità Journey e Active invece necessitano che abbiate deglutito il primo caffè della giornata, perchè se la Journey ha una connessione più fluida con il sistema di apertura del gas Ride by Wire, la Active vi da tutto. Subito. Bando ai preliminari: Carpe Diem e attaccati ai freni. Non sapevo come introdurre il prossimo argomento… I freni! Due belle pinzone radiali monoblocco Brembo con dischi da 320 mm all’anteriore e con disco da 245 mm al posteriore, insomma non si scherza neppure qui. Forse il freno anteriore è l’unica cosa non adattissima ad un principiante in quanto attacca immediatamente: per niente spugnoso, quando prendi in mano la leva è perché stai frenando, devi saperlo. Chi è che appena presa la patente non è rovinata a terra almeno una volta perchè ha pinzato mentre stava girando lo sterzo alla velocità supersonica di 5 km all’ora? Metta il dito qui sotto!

La strumentazione è ricca di informazioni, tra cui la mappatura selezionata, la marcia inserita (non so perchè, ma adoro sapere in che marcia sono), la quantità di carburante,  il livello di Traction Control inserito (metti che ti viene in mente che vuoi entrare in derapata alla prossima curva, sai che lo devi mettere al minimo), la spia per sapere se hai acceso le lucette a Led circolari del faro (ma perchè c’è qualcuno che le voleva spegnere?), il contagiri e tutte le spie d’allerta (quelle che speri che non s’accendano mai!).

E quindi? Come va una Scrambler Sport PRO guidata da una NON PRO? Intanto la sella a soli 81 cm da terra è una figata. Dal mio metro e settanta non ho grosse difficoltà con moto anche più alte, ma devo dire che quando ho a che fare con una bassettina come la Scrambler mi sento molto più tranquilla: si sposta facilmente, posso andare a fare le foto insozzandola nel fango perchè tanto la spingo con i piedini, posso fare le inversioni a U senza recitare il Rosario a memoria e non mi sento impacciata nei parcheggi.

Nonostante 85 cv non sembrino poi così tanti, in realtà il motore spinge subito, ha anche un discreto allungo che permette di percorrere le curve in seconda senza strozzarle il collo, ma se si desidera una andatura più tranquilla, si può inserire una marcia alta e anche a bassi regimi non si hanno problemi a percorrere tornanti e curve a velocità ridotta. Mi piace questa possibilità di guidare la moto in modo diverso in base al mio umore, che si sa, in quanto donna, può variare dalle 3 alle 15 volte in una sola giornata. Si adatta lei a me (e quando ti capita nella vita?), si trasforma velocemente in base a come la guidi: dolce e affabile, oppure pronta a scendere in piega, con una fluidità e una sicurezza che sono certamente merito dell’equipaggiamento Öhlins. L’unico difetto, se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo, è che il setting delle sospensioni è un po’ meno confortevole sulle asperità rispetto alle altre Scrambler, ma è il prezzo da pagare per avere una ciclistica che permetta di limare le saponette invece di grattare il cavalletto.

Forse la Scrambler 1100 Sport PRO mi piace perchè ha una doppia personalità, un po’ come me: in moto mi sento a mio agio con abiti comodi e protettivi, ma per la sera non disdegno un paio di tacchi e abiti femminili.

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